«Mi ha palpeggiato al bar» un 45enne sotto inchiesta»
Articolo di SardegnaDies sul resoconto delle attività dell'Istituto Bellieni, compresa la presentazione del libro Giustizia e Perdono
1315
post-template-default,single,single-post,postid-1315,single-format-standard,bridge-core-2.5.9,qode-quick-links-1.0,qode-page-transition-enabled,ajax_fade,page_not_loaded,,qode-title-hidden,qode_grid_1300,hide_top_bar_on_mobile_header,qode-content-sidebar-responsive,qode-theme-ver-28.8,qode-theme-bridge,disabled_footer_bottom,qode_header_in_grid,wpb-js-composer js-comp-ver-6.4.2,vc_responsive
«Mi ha palpeggiato al bar» un 45enne sotto inchiesta»

«Mi ha palpeggiato al bar» un 45enne sotto inchiesta»

FONTE: LA NUOVA SARDEGNA

La denuncia di una 13enne. Il riesame: «Nessuna misura»

Sassari L’uomo finito sotto inchiesta per violenza sessuale dopo la denuncia presentata dalla madre di una 13enne. La ragazza aveva raccontato di essere stata toccata nelle parti intime da un uomo all’interno di un bar, durante una serata in fila alla porta del bagno. Si era messa a ridere perché l’indagato avrebbe bussato più volte alla porta della toilette maschile nonostante all’interno ci fosse un’altra persona. A quel punto avrebbe palpeggiato una delle ragazze sui glutei. “L’ho solo spinta”, si era difeso.

I fatti, così come riportati nella querela, avevano comportato l’iscrizione dell’uomo, un 45enne sassarese affetto da schizofrenia e ossessioni di tipo paranoide, nel registro degli indagati. Il pm titolare del fascicolo, ritenendolo “socialmente pericoloso”, aveva chiesto la misura di sicurezza della libertà vigilata. Il giudice, però, aveva rigettato l’istanza e a quel punto la Procura aveva presentato ricorso in appello.

Il caso è finito quindi davanti al tribunale della libertà dove il difensore dell’indagato, l’avvocato Attilio Pinna, ha esposto una serie di argomentazioni a sostegno della richiesta di rigetto della misura. Ad esempio, sul punto della pericolosità sociale ha prodotto la relazione medica che attestava la terapia cui il 45enne veniva sottoposto regolarmente alla ASL. Ha anche spiegato come proprio a causa della patologia, il suo assistito si fosse sentito preso in giro e umiliato dalle risate delle ragazze. Ha poi sostenuto come quella spinta fosse stata dettata da un impulso di rabbia e che non c’era alcuna prova che supportasse la versione della 13enne. Lo stesso titolare del locale aveva detto che, nell’immediatezza dei fatti, le ragazze avevano detto di esser state spinte e non molestate sessualmente. Il tribunale ha accolto la tesi dell’avvocato Pinna e non ha disposto alcuna misura nei confronti dell’indagato.